Nell’ambito del progetto GaVe (Indagini archeologiche a Gazzo Veronese – Verona) condotto in stretta collaborazione fra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, Università di Verona – Dipartimento TeSIS e Università “La Sapienza” di Roma, dal 29 settembre al 24 ottobre 2014 l’Università di Verona – Dipartimento TeSIS ha condotto una prima campagna archeologica nel territorio di Gazzo V.se – loc. Ronchetrin, coordinata da Patrizia Basso.
Nel corso del lavoro si è aperta una trincea di 55 x 5 m in corrispondenza di una traccia da fotografia aerea particolarmente evidente interpretata come una via pubblica romana e si sono condotte alcune ricognizioni archeologiche, sempre in località Ronchetrin, nei campi attraversati dall’antica direttrice viaria. L’obiettivo era quello di ottenere dati sul tracciato, le tecniche costruttive e la datazione della strada romana da Hostilia a Verona, comunemente nota come “via Claudia Augusta Padana”.
I lavori archeologici hanno visto la partecipazione delle dott.sse Valeria Grazioli e Marina Scalzeri (come responsabili), di studenti delle Università di Verona, Padova e Bologna e anche di una trentina di studenti del Liceo Cotta di Legnago con cui il dipartimento ex TeSIS ora Culture e Civiltà e l’Amministrazione comunale di Gazzo hanno stipulato una convenzione per l’attività archeologica sul campo a fine didattico. Un supporto operativo fondamentale è stato offerto dalla ditta S.A.P. e in particolare da Alberto Manicardi e dal Gruppo Archeologico locale, in particolare da Mauro Campagnolo.
Lo scavo ha finora portato alla luce un tratto della strada, mettendone in luce la tecnica costruttiva: attraversando terreni bassi e soggetti a impaludamento, essa fu realizzata su un terrapieno largo circa 10 m, caratterizzato da riporti di sabbia locale e coperto in origine da ghiaie, asportate a seguito dei lavori agricoli e disperse nel suolo arato. Ai lati erano aperti due canali per il deflusso delle acque, di cui quello occidentale era molto largo (ca. 9 metri). Sulla sponda di questo canale si sono messe in luce due tombe a inumazione, con corredi costituiti da monete, balsamari vitrei, lucerne e originariamente segnate da monumenti funerari in calcare veronese, di cui si sono raccolti frammenti iscritti e scultorei (in particolare una testa femminile e una zampa probabilmente appartenenti alla statua di una sfinge).
Lo scavo ha rivelato inoltre che la necropoli e i monumenti funerari vennero distrutti e tutto l’areale venne coperto da spessi strati di torbe, in un momento che verrà definito grazie alle indagini dendrocronologiche e al C14 che si intendono condurre (in collaborazione con i dott. Marco Marchesini e Nicoletta Martinelli) sul numeroso materiale ligneo raccolto.