DIRETTORE DELLO SCAVO: Prof.ssa Patrizia Basso
Scavo anno 2015 - Anfiteatro romano
L’Università di Verona – Dipartimento ex TeSIS ora Culture e Civiltà , sotto la direzione della prof. Patrizia Basso, in seguito a una concessione di scavo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e in accordo con la Soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia, tra il 7 e il 20 luglio 2015 ha avviato una ricerca archeologica nell’area dell’anfiteatro romano di Aquileia, all’interno di un terreno di proprietà demaniale ubicato presso il Palazzo Brunner. Ai lavori hanno partecipato come responsabili di cantiere e dei materiali Valeria Grazioli ed Elisa Zentilini (dottorande presso la Scuola Dottorale interateneo in Storia delle Arti delle Università di Venezia Ca’ Foscari, IUAV e Verona), Fiammetta Soriano (dottore di ricerca dell’Ateneo veronese) e Marina Scalzeri, alcuni studenti della Laurea Magistrale interateneo in Quaternario, Preistoria e Archeologia delle Università di Ferrara, Verona, Modena e Trento (Enrica Silvia Minicucci, Alessandro Vincenzi, Arianna Zanon, Andrea Zemignani) e uno studente di Beni Culturali dell’Ateneo veronese (Domenico Morano). Il supporto logistico è stato fornito dalla ditta SAP e in particolare del dott. Alberto Manicardi.
Dell’importante edificio pubblico, utilizzato per gli spettacoli gladiatori e le cacce agli animali, si conoscevano in via del tutto generale le dimensioni complessive (circa m 148 sull’asse maggiore e m 112 sul minore) e l’ubicazione nel quadro della città romana, ma rimanevano ancora in gran parte da chiarire numerosi aspetti architettonico-strutturali e l’inquadramento cronologico. Le notizie venivano da una serie di scavi condotti nel settore orientale del monumento già a partire dal 1700 fino agli anni ’40 del Novecento, ma fortunatamente mai venuti a intaccare il terreno del Palazzo Brunner, che risultava dunque per questo particolarmente interessante per le indagini.
Dopo aver condotto alcune prospezioni geofisiche, con il coordinamento del prof. Attilio Mastrocinque e del tecnico di laboratorio arch. Sara Scalia, con la campagna 2015 si sono aperti due ampi settori di scavo che hanno confermato alcuni dati costruttivi, ma anche rivelato assolute novità. Per quanto il monumento sia stato oggetto di una spoliazione massiccia già nel tardoantico, ma anche nei secoli più vicini a noi, costituendo una comoda cava lapidea per le costruzioni post-classiche della cittadina, gli scavi hanno portato alla luce una poderosa e finora ignota platea di fondazione, larga quasi 4 metri, che doveva reggere la serie di pilastri esterni della facciata, presumibilmente collocati su più ordini fino a raggiungere un’altezza notevole, ancora da chiarire. Il dato è di grande rilevanza perché costituisce la prova che l’edificio era dotato di una galleria esterna e quindi presentava dimensioni ancora più ampie di quanto si era finora ipotizzato e si caratterizzava per una complessità costruttiva e una monumentalità davvero notevoli. Inoltre con gli scavi sono emersi i resti di uno dei pilastri della seconda galleria elissoidale, già visto nel settore orientale dell’edificio con gli scavi ottocenteschi, e di uno dei muri radiali che sostenevano le gradinate per il pubblico.
I materiali raccolti, fra cui monete e numerosa ceramica, ora in fase di studio, permetteranno auspicabilmente di datare le fasi della costruttive dell’anfiteatro aquileiese e il momento del suo disuso. Già da ora sembra possibile ipotizzare che la galleria più esterna dell’anfiteatro sia stata demolita fra III e IV secolo d.C. con ogni probabilità per costruire la cinta tardoantica, della città che correva a pochi metri di distanza dal monumento e di cui pare di aver individuato nell’area di scavo il poderoso terrapieno interno. Pur privato di parte delle gradinate, l’anfiteatro doveva tuttavia continuare a essere utilizzato, in modo analogo a quanto avvenne, ad esempio a Verona, ove i rinforzi e gli ampliamenti delle mura urbane realizzati da Gallieno nel III sec. d.C. vennero a spogliare quasi completamente la facciata esterna dell’antica arena per ottenere in maniera facile ed economica materiale costruttivo, pur senza far venir meno l’utilizzo per spettacoli del resto del monumento.
La completa defunzionalizzazione sembra datarsi tra il IV e il V secolo (ma dati più puntuali verranno dallo studio dei materiali per ora solo avviato) quando nell’edificio in parte ancora conservato si vennero a insediare modeste strutture abitative che riutilizzavano le antiche murature superstiti, con piani d’uso e focolari, di cui gli scavi hanno evidenziato alcune presenze. Ma i lavori non finiscono qui: l’Università di Verona intende continuare le indagini negli anni futuri, al fine di portare alla luce un intero settore dell’edificio a partire dalla fronte esterna, già individuata con questa campagna di scavo, fino ad arrivare all’arena, ove si svolgevano gli spettacoli. Allo stesso tempo ci si propone di avviare una serie di analisi chimico-fisiche, geoarcheologiche e archeobotaniche per definire in dettaglio gli aspetti ambientali, tecnico-costruttivi e le datazioni delle diverse fasi di vita del sito.
Scavo 2018 - Mura e mercati tardoantichi
Il progetto archeologico avviato ad Aquileia nel 2018 dall’Università di Verona è di grande interesse per il fondamentale ruolo giocato dalla città altoadriatica nella storia della Cisalpina romana e tardoantica. Sostenuta economicamente dalla Fondazione Aquileia e condotta su concessione ministeriale,la ricerca affronta lo studio di un complesso pubblico ubicato immediatamente a sud della basilica e quindi di cruciale importanza per comprendere l’urbanistica e l’economia di Aquileia fra IV e V secolo e per capirne il momento della crisi e dell’abbandono, con ogni probabilità più tardi rispetto all’assedio di Attila del 452 d.C., con cui essi erano stati comunemente messi in relazione. Si tratta in particolare di piazze di mercato con portici e botteghe, di un muro di cinta della città e di un’altra struttura muraria caratterizzata da alcune aperture con rampe di risalita verso le piazze, con buona probabilità connesse ad approdi sul fiume e funzionali al rifornimento delle aree di vendita.
Oltre agli scavi, il progetto comprende la rilettura dei dati d’archivio e in particolare delle indagini condotte nel 1953-54 da Giovanni Brusin, ricognizioni geofisiche e varie tipologie di analisi, fra cui geologiche per ricostruire l’antico corso del Natissa, dendrocronologiche delle numerose strutture lignee rinvenute in ottimo stato di conservazione, archeobotaniche in particolare dei cumuli di semi carbonizzati rinvenuti nell’area delle piazze, archeometriche sia sulle malte delle strutture sia sui numerosi reperti ceramici rinvenuti.
Durante lo scavo l’area è sempre aperta al pubblico, in un’interessante esperienza di archeologia pubblica e condivisa.
Allo scopo è stata aperta una pagina su Facebook per documentare le varie fasi di scavo.
Scavo 2020 - Continua lo scavo delle mura e mercati tardoantichi
Anche nel 2020 d’intesa con la Fondazione Aquileia e laSoprintendenza del Friuli Venezia Giulia, le docenti Patrizia Basso e Diana Dobreva proseguono le ricerche nell’area posta a sud dellabasilica, nota come ex fondi Pasqualis, dove gli scavi condotti nei 1953-54 portarono alla luce parti dei mercati e delle mura tardoantiche della città. Alcune di queste strutture ancor oggi visibili sono aperte al pubblico e continueranno ad esserlo anche durante le indagini di scavo, in un progetto di public archaeology che mira a coinvolgere la cittadinanza e i numerosi turisti estivi.